Condizionato amore

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Così amo. In modo tutto condizionato. Soprattutto dai dettagli. Ti amo così tanto perché hai i capelli ricci e castani. E perché porti il 39. E non è finita. Per il tono particolare della tua vocetta.  Per il fatto che sei nata a quell’ora e non ad un’altra. Che sei fatta un po’ come me, un po’ come lui, un po’ come non si sa chi e molto come sei fatta solo tu. Ti amo perché la stessa voce diventa detestabile e molesta. Perché metti alla prova continuamente la mia presa sulla vita. Guardi dove sono attaccate le dita, dove hanno trovato appoggio i piedi e cosa ci faccio col ginocchio così flesso. Ti fidi della roccia. Ti fidi della mamma? Ti fidi di te. Del fatto che ci sei e lo sai bene che dovevi esserci. Il tuo esserci è così perentorio. Ci sono. Vi ho trapassati da parte a parte. Madre, padre. Due, voi due. Soli? Io. Io sono io. Lo sai, quando dormi e con te dormono le paure e sotto il cuscino fanno spessore gli scudi levati di giorno a dire “non sono capace”.

Di cosa non sei capace, tesoro?

Io mi affanno. Troppo, continuamente. Invano.

Ti amo così. Condizionata dal tuo sguardo, dal tuo profumo, dalla tua rabbia che riconosci e sai spiegare nelle sue ragioni molto più di molti adulti, e dal sorriso che accende una bellezza a volte mortificata sul tuo volto. Mi consola saperti guardata sempre. Sapere che sei guardata da tutti i lati, in tutte le profondità dall’inventore grande degli uomini che ti ha voluta. E conosce tutto. Fibre, cellule, giunture, viscere, profumi, odori, altezze e orrori.

Ti amo. Amo anche te, per seconda perché sei seconda e primeggi nel cuore e nei pensieri come chi ci è atterrato per primo.

Ti amo con tutti i vincoli possibili. Ti amo perché mi sei vincolo. Mi condizioni, mi costringi alla resa. Stupore desolato pensare al mondo prima che i tuoi occhi lasciassero che vi si specchiasse. Con quelli tu accarezzi tutto: luce, cielo, facce, mani. E ci rapisci. Tutti quelli che tocchi diventano tuoi. Il tuo cuore è un utensile che maneggi  per  consolare. Insegui tutti per sapere come stanno, preghi senza nessuna vergogna e con una purezza solenne per la maestra con il raffreddore e per tuo fratello così malato. “Ma lui quando ride non è malato”. Ci hai detto.

“Ti ringrazio Dio perché Tu sei la mancanza più bella”.

E poi urli. Fai male a tua sorella per il gusto crudele di vederla piangere. Le rubi giochi e libri e lasci a bella posta tutto in disordine il suo letto.

Scappi via ridendo, ma dura poco questa perfidia. Forse ti serve per tornare ad abbracciare. Per chiedere perdono e promettere di non farlo mai più.

Ti voglio bene e sposto la mente dalla preoccupazione così fondata che io non possa proprio cucirti dentro  il bene che conosco ed esigo per te. Che cosa penso di conoscere io, davvero? Io che sono conosciuta e voluta e mantenuta viva in mezzo alle stagioni che credo di sapere. Io così ignorante di Dio e del Suo amore. Mi ricordo allora ogni tanto di dormire e lasciare fare a Lui. Salverà il mondo anche per mezzo tuo.

Amo te, piccola. Ti voglio bene e non te lo dico mai abbastanza né con lo slancio che muove te e le tue braccette attorno al mio collo e le tue guance contro le mie mentre me lo ripeti, tutti i giorni. Tante volte al giorno.

Sei bellissima. Tutto di te è bello. Corri e pensi veloce. Parli e inventi. Usi parole da grande per dire cose da grande. Affili la tua intelligenza passandola su ogni superficie. E ridi. Ridi in un modo così libero e grato. Crei, disegni, canti, salti. Sposerai il tuo fratellino, dici; chè non c’è nessuno al mondo più bello di lui, ma neanche prima né dopo. Nessuno può essere più bello di lui.

Tu non urli, dici, ma è la tua voce ad essere così e sei tu mamma a non sopportare nemmeno un rumorino piccolo piccolo. E poi come si dice per davvero: ricioneronte? E com’era il nome di quell’animale che disegnavo sempre da piccola, scalabrone?

No mamma non posso andare col papà a fare la spesa perché forse dopo mi manchi..

Ok vado. Ciao mamma ti voglio bene.

Che bello avere figli. Che bello essere presi a schiaffi dalla loro diversità, inattesa da noi sciocchi narcisisti .. E dal loro disattendere attese per coprirci di meraviglia. Per  sottrarci agli aguzzini della riuscita e del successo e regalarci bellezza vera, bellezza pura. E il successo, sì, come Dio comanda.

Cosa credi, che Dio non si intrattenga con l’anima del tuo piccolo? Non credi che le tue preghiere potrebbero anche essere diverse dalle sue?

Hai ragione. Ha ragione quell’uomo che ricordo ragazzo e attende alla cura della sua propria fede con la tenacia di un body builder. Ha ragione lui, che è padrino di Ludovico.

Io lo so. Lo so bene che soffrire e basta non serve a niente. Serve patire, avere pazienza.

Occorre tenere acceso il fuoco che brucia di desiderio i miei occhi perché è solo nel corpo, nel viso, nel modo di muoversi di mio figlio che mi innamoro. È solo lì che una tenerezza quasi insopportabile mi trascina e mi dice che lo spirito è presente. Che il corpo non è una cosa e lo spirito non è leggero. Pesa. Pesa come un maglio che batte sul metallo e gli dà forma. E la carne è così bella e debole e accetta dallo spirito di venire formata.

Ecco. Dico male cose che intravvedo di sfuggita non so nemmeno dove. Ma so quando. Nei giorni normali. Nei giorni banali. Nell’ hic. Nel nunc. Qui, ora. Dove c’è già tutto. Dove non riesco mai a distinguere speranza e fede.

6 pensieri su “Condizionato amore

  1. Concordo con Luca. Che bello per i tuoi figli avere una mamma come te, che pensa e li ama in questo modo, incondizionatamente. Siete un dono reciproco, frutto della grazia di Dio. Sorrido contenta di sapere che ci sono mamme come te. 🙂

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      • Tranquilla, ero sicura di parlare solo con PAOLA, non con “santa Paola”.
        Tutti i giorni faccio i conti con le mie” miserie” , quindi impazienze, giudizi inespressi su atteggiamenti altrui, me ne dispiaccio ma la lotta per essere come Gesù …….durerà tutta la vita. Sorrido di me, dei miei sforzi e dei miei errori, consapevole che LUI guarda al cuore e legge dentro.

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