Ho trovato una sorpresa, stamattina

Autore: Nerella Buggio
verdebrianza

E’ nell’affidarsi a quella Tua volontà, che si misura il nostro rapporto con Dio, la capacità di affidarsi totalmente o con la condizionale.

Ci sono amiche che sono cresciute con te e amiche che incontri per la prima volta e scopri di avere una sintonia del cuore che ti fa dire “siamo amiche”, questo mi è accaduto con Paola Belletti, autrice del libro: “Osservazioni di una mamma qualunque”.
Una donna che si racconta così, (per chi ama la precisione, le date vanno aggiornate aggiungendo 1 anno):“Sono Paola. Figlia da 40 anni, moglie da 11 e mamma da 10. Tutti e tre gli stati sono a tempo indeterminato. Ho quattro figli. Tre femmine e un maschio. 10, 9, 5 e 1 anno. Le prime due insieme a molti doni, profondità, intelligenza, bellezza, talenti musicali e molto, molto ancora da scoprire, si stanno sudando un po’ di più alcune conquiste scolastiche (aggiungerei, dopo un po’ di penare “chissenefrega” perché la scuola serve per la vita non la vita per la scuola).
La terza ha iniziato a parlare a 10 mesi, è precoce in molte cose, particolarmente intuitiva e piena di meraviglie da scoprire (…) Il piccolo è malato seriamente. E abbiamo iniziato a scoprirlo, seppur con alterne vicende e molte incertezze, durante la gravidanza . Alla 23esima settimana. E’ seguito un vero calvario. Ora lo curiamo al meglio delle nostre possibilità. E lui ci ricambia con la sua bellezza e molta gioia”
Paola ha un sorriso misurato, una scrittura semplice ma profonda, un modo di raccontarsi che fa in modo che tra le righe del suo libro ognuno trovi un po’ il suo essere uomo o donna. Racconta la quotidianità, che a volte è buffa, altre seria o dolorosa, mai disperata anche se il dolore di un figlio incide il cuore di chi lo ha generato e ti interroga, ti mette in discussione, mette alla prova il tuo essere madre e padre, qualche volta può anche far vacillare la tua fede in quel Dio buono. Buono con chi? Se questo piccolo sta già sul calvario da prima di nascere? Ti verrebbe da gridare, del resto pure Cristo al Monte degli Ulivi chiese: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”
E’ nell’affidarsi a quella Tua volontà, che si misura il nostro rapporto con Dio, la capacità di affidarsi totalmente o con la condizionale.
Una persona che ho incontrato oggi mi ha detto: “io ho un rapporto personale e intimo con Cristo, non sono praticante, di tanto in tanto lo invoco, ma fatico a credere in Dio dopo Auschwitz” Ma che c’entra Dio con la malvagità degli uomini ho pensato, e poi mi è venuto in mente Ludovico, il figlio di Paola, che c’entra Dio con la sofferenza dei piccoli che non si può nemmeno imputare alla malvagità degli uomini.
Eppure, siamo fatti a sua immagine e somiglianza, “siamo nati e non moriremo più” diceva Chiara Corbella, altra Santa dei giorni nostri. Ci sono cose che non capiamo, fatiche che vorremmo non dover vivere eppure, tutto è buono, tutto concorre alla nostra santità, sembra un controsenso, ma più siamo docili alla Sua volontà, e più il mistero si svela.
Ma quanta fatica, quante preghiere e quante lacrime.
Lo recitiamo sempre distrattamente, ma è una frase che dovrebbe farci tremare il sangue nelle vene, “sia fatta la Tua volontà”
Scrive Paola nel capitolo “si esigono miracoli” “…Voglio volere la Tua volontà. Provo a chiedere che si compia Quella (la Tua, di volontà) anche se mi pare brutta. Anche se mi fa paura. Anche se proprio non mi riesce di fidarmi.
No perché a fidarsi, nel dire questa frase, potremmo finalmente, Dio ne sia lodato, rilassarci. “
Già, non allegri, ma lieti, quando davvero in sprazzi di giornata mi viene da alzare gli occhi al cielo e di riconoscere la Sua presenza in ogni incontro, in ogni fatica, allora mi vien da dire che non c’è nulla di cui mi devo lamentare, devo solo ringraziare per la ricchezza di attimi di cui è fatta la vita. Poi, il peccato originale sempre in agguato mi fa perdere la pazienza, mi fa sentire la solitudine di certe sere e mi fa dimenticare che anche la tristezza è una grazia che plasma l’anima. Allora grazie, a questa amica che con la sua penna, e la chiacchierata notturna, mentre guidava verso casa e io speravo che le mie chiacchiere non la facessero sopire, mi ha fatta sentire in sintonia, sulla stessa strada. Grazie.

Ospite di Francesco Agnoli a Radio Maria

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Telefonata a una mamma qualunque sulla famiglia e la maternità. All’interno della trasmissione del 3 gennaio “Tavola rotonda su temi di attualità” dedicata a Legge Cirinnà e utero in affitto.

Dal minuto 60 circa.

Ascolta la trasmissione QUI

 

Acquista il libro Osservazioni di una mamma qualunque

 

Recensione socialcosara

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“Gentile Paola, non posso essere presente vista la distanza (vivo a Roma, anche se per quasi 5 anni ho vissuto a Verona e frequentato le tue zone) e non ti prefo, quello l’ha fatto come io non saprei la Costanza Miriano. Però, nei miei limiti, ti recensisco. Ho comprato il tuo libro in versione kindle e l’ho letto, senza sapere bene cosa aspettarmi, complice un po’ anche il titolo.
Bene, se c’è una cosa che non mi piace, sono i libri eccessivamente apologetici, dove vengono descritte vite di santi o beati o semplici cristiani che … sono proprio santi: qualunque cosa loro capiti, hanno sempre lo sguardo al Cielo, non dubitano mai, soffrono in silenzio. E non mi piacciono non perché santi o beati o cristiani del genere non esistono ma perché, così descritti, sono un po’ irreali, meno vivi, meno veri (ed anche perché costituiscono un modello irraggiungibile per molti, certo per me). E dunque, questi testi risultano alla fine poco utili.
Bene, il libro di Paola non è nulla di tutto ciò. E’ un libro vero e vivo. Paola non si descrive come una santa ma, con ironia e vivacità di stile, ci presenta il ritratto di una donna vera. Di una cristiana vera. Come potrebbe essere mia moglie o una sorella di comunità (seguo da qualche anno il cammino neocatecumenale).
Una donna con le sue forze e le sue debolezze, con le sue speranze di bambina non tutte realizzate, con i suoi dolori, con le sue molte gioie. Come è capitato anche a me, ha sperato a lungo in un miracolo, miracolo che per ora (è importante la precisazione: PER ORA) non è avvenuto. Ha riso e ha pianto; chiede spesso Fino a quando, Signore?, si dispera, dispera alle volte. Ma alla fine, si rialza. Crede e si affida, vadano le cose come debbono andare. Un libro che ti fa sentire meno solo, che ti apre uno squarcio su una splendida famiglia che soffre e gioisce e cresce nella fede. Che ha problemi come i tuoi e anche più seri ma riesce ad affrontarli in modo disarmante, con un abbandono totale a chi solo può essere nostra roccia e salvezza. Potrei citare vari passi del libro, ma toglierei il piacere della lettura. Che dire? Un libro da consigliare, leggere e regalare. E un grazie a Paola per avermi fatto riflettere e pensare.”
Giuseppe Boncaldo

Paola Belletti live in Trento – feat. Mienmiuaif

Mienmiuaif - Mia moglie ed io

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Oratorio del Duomo di Trento, 21-12-2015 – prima presentazione di “Osservazioni di una mamma qualunque” di Paola Belletti, il primo libro della nuova collana UOMOVIVO, disponibile in formato cartaceo e digitale presso la libreria online di Berica Editrice.

Foto di Anita Baldisserotto (miuaif)

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Stanotte ti prefo.

#EDITORIACATTOLICA | IL DIARIO SPECIALE DI UNA MAMMA NORMALE di COSTANZA MIRIANO

Stanotte ti prefo. Mando l’sms a Paola intorno alle due di notte, ho sonno, poco tempo e non aggiungo spiegazioni. Tanto so che lei è una delle due o tre persone al mondo che capiscono sempre tutto senza bisogno di traduzione. Prefo, è ovvio, è la prima persona singolare indicativo del verbo “adesso se non mi addormento ti scrivo la prefazione al tuo libro, anche se tu credi che a qualcuno verrà voglia di leggerlo perché lo consiglio io, invece questo è un libro che tutti leggeranno perché si innamoreranno di te, amica mia meravigliosa”. Tutto questo vuol dire ti prefo, e Paola lo sa, infatti risponde solo “grazie” con molti punti esclamativi perché è una femmina e sa che una parola secca verrebbe sempre interpretata male da un essere della sua stessa specie. Paola, dicevo, sa sempre tutto come quando la chiamo e le racconto di me. Non devo mai spiegarle niente di come mi sento perché lei capisce, come la mamma che torni da scuola e già sa che voto hai preso, non perché abbia messo su una piccola attività di spionaggio industriale e abbia piazzato delle spie in classe o nel gabbiotto della bidella, ma perché legge le pieghe della bocca, lo sguardo e ascolta la minima inflessione della tua voce. Se una mamma ha queste doti divinatorie con i figli è normale, se ce l’ha un’amica, è speciale. La mia amica in effetti è molto speciale, e io ne approfitto vigliaccamente per raccontarle i lati più abietti e oscuri di me: non solo lei mi vuole bene lo stesso, ma non fa un plissé quando le parlo, come se fossi normale. Quello che ho capito è che quando hai frequentato il dolore – lei è stata colpita in modo eccezionale dalle malattie dei suoi figli – hai educato il tuo cuore a starci, hai accolto le tue ferite senza nascondertele, senza scappare, ma facendoci i conti, hai dato voce a tutte le tue domande, hai visto tutti i tuoi lati oscuri oltre a quelli più presentabili, hai visto come poco si sa fingere quando si sta male, allora non hai più paura di vedere niente, né di tuo né degli amici. Perché davanti al dolore puoi anche incattivirti, ribellarti, chiuderti, peggiorare, oppure puoi lasciartene scolpire da uno scalpello che rivela la bellezza che era chiusa dentro la tua pietra. Lo puoi fare solo se credi, tenacemente e ostinatamente, che a tenere in mano lo scalpello c’è un Padre buono, e ci credi nonostante tutto, nonostante la tentazione di dire “perché mi fai questo?”, e di discutere e arrabbiarti con questo Dio che sembra accanito con te. Paola, come scoprirete, è molto provata dal dolore e dalla fatica di essere mamma – e qui rivelo il mio conflitto di interessi: sono madrina di battesimo del suo piccolo Ludovico – e ci fa i conti tutto il giorno, perché per far la mamma al meglio ha lasciato il lavoro, almeno finora (questo è un annuncio subliminale di ricerca di un lavoro) ed è mamma in modo speciale. Una cosa che mi dà molto fastidio di noi cristiani, è quando interpretiamo Dio, e diamo sentenze sul suo modo di agire: tipo “eh, sì, Lui ti manda la croce ma poi…” e scioriniamo giudizi e spiegazioni e previsioni sulle varie tipologie di condotta di Dio, come se avesse delle procedure standard. Io credo che ci sia invece un profondo mistero nel dolore, nel dolore innocente n specie, e in certi casi non si può che stendere le braccia sulla croce e cercare di resistere. C’è qualcuno che viene inspiegabilmente risparmiato dal dolore (ma poi magari la vita se la rovina da solo, perché nella prosperità, dice la Bibbia, l’uomo non comprende), c’è chi è provato in modo speciale, e può diventare un segno per gli altri. Penso a Chiara Corbella, al suo eroismo fatto di obbedienza mite, che le è stato chiesto di spendere in un tempo relativamente breve, tutto, fino all’ultima goccia, e poi penso a Paola, a cui invece viene chiesto di vivere eroicamente, ma non tutto insieme, non con un finale drammatico e i fuochi di artificio, bensì nel martirio dell’obbedienza quotidiana. La penso tanto, spesso, e non so dire perché. Sono certa però che quando alla fine dei tempi vedremo tutto chiaramente, scopriremo come lei e gli altri che accolgono nell’obbedienza grandi prove stanno mandando segretamente avanti il mondo, per questo mistero del dolore innocente che è la croce di Cristo che ha salvato l’umanità. Questo, evidentemente, rende possibile perdonare a Paola tutti i doni che ha ricevuto in misura esagerata: bellezza stratosferica, gambe prive di ritenzione idrica e seno che io manco quando allattavo le gemelle, intelligenza raffinata e senso dell’umorismo acutissimo e pronto, oltre che una sensibilità ai limiti del patologico, una scrittura audace e mai banale, una simpatia, nel senso etimologico di capacita di sentire insieme, unica. Questo è uno dei libri che ridi e piangi leggendoli, i miei preferiti. Questo è il preferito dei preferiti (sì, sono di parte).